Gianfranco Contini, 1952
1952. Project of the series "Biblioteca Rara Tallone", directed by Gianfranco Contini.
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1952. Progetto della collana la “Biblioteca Rara Tallone”, diretta da Gianfranco Contini.
L’ideale di Alberto Tallone di unire filologia alla tipografia pura, attraverso la collaborazione dei più valenti studiosi, si concretizzò nel progetto della “Biblioteca Rara Tallone” qui commentata da Roberto Cicala nel saggio “Petrarca, Contini, Tallone”, Università Cattlocia, Milano, 2011.
«Iniziando questa Collezione, darei una nuova fisionomia alla mia attività tipografica-editoriale» scrive Tallone da Parigi nel marzo 1952 a proposito di una «collana di testi rari e preziosi». Il destinatario è Contini, disposto a dirigerla e a «cominciare con i Carmina petrarcheschi di Billanovich» proponendo come titolo “Biblioteca rara Tallone”.
Tuttavia Alberto Tallone decise di demandare la realizzazione del progetto, che sarebbe stato monopolizzante per la casa editrice, ad editori industriali usi ai grandi numeri. Fu una scelta che gli permise di gettare le basi di un catalogo che conta, fino ad oggi, 400 titoli, spaziando dai Presocratici greci ai poeti contemporanei, quali Alda Merini ed Eugenio de Signoribus, tutti interpretati in una veste grafica originale.
Avvenne così che Contini, in veste di direttore della Nuova Raccolta di classici italiani annotati di Einaudi, riescì negli anni a pubblicare alcuni dei testi inseriti nel piano originario della Biblioteca Rara Tallone. Anche la casa editrice Ricciardi vi troverà ispirazione: a quei testi «poco editi o male editi» che dovevano costituire il nucleo centrale del progetto talloniano sembra rinviare il manifesto dei Documenti di filologia firmato nel 1957 da Gianfranco Contini e Alfredo Schiaffini, anteposto al primo volume delle Rime di Calvalcanti a cura di Guido Favati.
«Mio caro Tallone, ho riflettuto alle Sue proposte. Ed ecco come vedo la situazione.
1) Ove si combinasse (vedi sotto), sarei molto lieto di cominciare con i Carmina petrarcheschi di Billanovich. Ma i Suoi accordi con lui non supponevano altro formato, altra tiratura, ecc.? Bisognerebbe che prima egli Le desse il suo consenso.
2) Modalità dei miei onorarî. Un direttore di collezione non può essere trattato alla stregua d’un autore, perché ha funzioni e spese diverse: p. es. corrispondenza relativa a libri per cui non si combina, ecc.
Tuttavia sono disposto a rinunciare allo stipendio e ad accontentarmi d’un forfait per ogni libro: a condizione che mi sia versato in unica soluzione, alla consegna di ogni manoscritto. In che misura? e dove? (io preferirei in Italia). E gli accordi per quanto tempo varrebbero? Bisognerebbe poi che fin d’ora sapessi quanti volumi vuol dare ogni anno (almeno sul principio), in che tiratura, a che prezzo, ecc.
3) Le proporrei come titolo: BIBLIOTECA RARA TALLONE (una B.R. DAELLI, così chiamata dall’editore, usciva un po’ meno d’un secolo fa a Milano; era stampata corrivamente, ma la nomea, del resto non ingiustamente, è rimasta). Dal rispetto bibliografico è necessario che figurino in frontespizio (non di necessità in copertina) i seguenti elementi: a) titolo della collezione; b) curatore della collezione; c) numero d’ordine; d) curatore del testo; e) città e anno di pubblicazione. È un po’ molto per un frontespizio, perciò Le chiedo se gli elementi generici Lei sarebbe avverso a situarli in un’antiporta o meglio, non so come dire, in contropagina (non so come si chiami il frontespizio sulla pagina sinistra, quando il frontespizio vero e proprio è sulla destra).
Le do qui sotto un progetto (con elementi quasi fittizî, beninteso), pregandoLa di scusare la mia goffaggine disegnativa. E non pensi che voglia invadere il Suo campo: spetta a Lei realizzare tecnicamente un’esigenza che è imprescindibile in una collezione di ambizione scientifica.
Mi sappia dire qualcosa, con Suo comodo. Intanto auguro a Lei e alla Sua deliziosa famiglia (che vorrà salutare per me) ogni buona cosa per le prossime feste e per sempre. Ho visto in vetrina a Milano (invidiabile dono) il suo Pinocchio; proprio in Galleria.
Cordialmente. Suo Contini.
P.S. Tenga conto del fatto che non tutti i curatori di testi saranno successivamente da remunerare altro che con qualche copia. 50 copie per il servizio stampa è una cifra massima: solo una parte da inviare, il resto da serbare come massa di manovra man mano che si presenti la necessità. 25 copie per il direttore sono troppe: bastano 3. Per il curatore ne propongo 8. Il servizio stampa dev’essere comprensivo, nelle 50, degli esemplari “omaggiati” da Lei, da me e dal curatore.
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