GREGORIAN CHANT TYPEFACES

Gregorian Chant types in use at the Tallone Press were handcut on punches by Théophile Beaudoire and cast by Deberny in the second half of the 19th century. The complex assembly of notes (neumes) and the four-line staff, consisting of 230 pieces, makes Gregorian Chant the hardest endeavour for foundries and typesetters. 

In addition to mastering the hand-typesetting technique, composers have to possess a distinct aesthetic sense, since the lines of text taking should be consistent with the musical pauses (cf. Tallone A., Manuale Tipografico II, p. 142 and plates XXII-XXIII). 

At the end of the 19th century, the industry preferred simpler but less fascinating printing techniques. In 1991, after half a century had elapsed since the last appearance in the printing scene of a volume hand-set in Gregorian movable types, Tallone published Sequentiae, followed by S. Ambrose's Hymni, Victimae Paschali Laudes in 2013 and Jean-Luc Nancy, Stabat Mater. Dies Irae. Deux Contrepoints in 2016.

© Photos Ottavio Atti - Archive of Styles®


CARATTERI MUSICALI GREGORIANI

L'editore Tallone negli anni Ottanta ha aggiunto nello storico atelier un reparto dedicato alla composizione musicale del canto gregoriano. Essa si avvale del corpo 20 e 28 a rigo unito, e di quelli monumentali da antifonario, questi ultimi da stamparsi in due tempi: prima il tetragramma in rosso, poi i testi e le note in nero, da apporre a registro sul tetragramma. I caratteri gregoriani furono fusi a Parigi da Deberny nel XIX secolo secondo il complesso sistema ideato dal Maestro Théophile Beaudoire, sotto la direzione dei Reverendi Padri di Solesmes. Comporre a mano il canto gregoriano è “l’università” della tipografia. Per il complesso gioco ad incastri tra note e tetragramma, costituito da ben 230 segni, e per il difficile equilibrio estetico tra musica e testo sottostante, è questo uno dei cimenti più impegnativo dell’arte tipografica, e richiede estrema perizia da parte del fonditore, del compositore e dello stampatore. In particolare, i compositori, oltre a padroneggiare la tecnica, dovevano possedere uno spiccato senso estetico, avendo cura di comporre i testi con dei caratteri di proporzioni consonanti alle pause e agli spazi musicali» (cfr. tallone a., Manuale Tipografico II, p. 142 e tav. XXII-XXIII). A fine Ottocento l'industria aveva preferito altri sistemi di stampa più semplici ma meno fascinosi. L'Editore Tallone, a distanza di oltre mezzo secolo dall'ultima comparsa di un volume composto a mano con le note gregoriane, pubblica Sequentiae, nel 1991. Sono poi seguiti gli Inni di Sant'Ambrogio, la celebrazione di Ottaviano Petrucci, la sequenza Victimae Paschali Laudes in caratteri da antifonario e, recentemente, Jean-Luc Nancy, Stabat Mater. Dies Irae. Deux Contrepoints, presentato a Parigi nel 2016.

© Photos Ottavio Atti – Archivio degli Stili®


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